lunedì 8 dicembre 2008

architecture - digital water pavilion

4 commenti:

G. ha detto...

Ma - se non è un trucco video - *come* hanno fatto?

johnbruno ha detto...

Ecco:
Per comprendere il concetto di acqua digitale – spiega Carlo Ratti, alla guida del SENSEable City Laboratory del MIT - immaginate una stampante a getto d’inchiostro su larga scala, in grado di controllare le gocce d’acqua che scendono a cascata”.

Le pareti d’acqua che compongono la struttura consistono in una fila di valvole solenoidi disposte a minima distanza l’una dall’altra lungo un canale sospeso in aria. Un sistema di controllo digitale consente la chiusura e l’apertura delle valvole ad alta frequenza. L’effetto è quello di una cascata d’acqua che si interrompe in alcuni punti specifici creando una sorta di schermo nel quale i pixel che disegnano le immagini non sono luminosi, bensì fatti di aria ed acqua. L’intera superficie si trasforma in un display digitale che scorre continuamente verso il basso come una cascata.

Non solo le pareti. Anche la copertura del padiglione presenta in superficie uno strato di acqua. Immaginato come una struttura mobile, il tetto del Digital Water Pavilion di Saragozza è sostenuto da pistoni idraulici che, a seconda delle diverse esigenze, consentono di sollevarlo o abbassarlo.
In condizioni di vento troppo forte, i pistoni consentono ad esempio di abbassare la copertura per una maggiore protezione. In chiusura il tetto viene invece completamente abbassato determinando in tal modo la completa scomparsa della struttura espositiva.

Bye

G. ha detto...

"I'm flabbergasted!" (cit.)

Grazie.

iLGuardianoDelFato ha detto...

Al primo momento ho pensato ad una sorta di mebrana, tipo la pellicola delle bolle di sapone...! Bello...